Il racconto di Irene Romera Pintor, studiosa e traduttrice dello scrittore.
La sua scrittura incartata con un senso etico fortissimo, il
suo personale plurilinguismo, il suo restare un meridionale al Nord, pur lavorando
alla Rai di Milano per una vita intera: difficile schedare un personaggio come
Vincenzo Consolo dietro un’etichetta o contenere la sua opera dietro un solo
appellativo.
E poi la lingua italiana a volte non basta a spiegare la propria letteratura.
Riguardare al lavoro dell’intellettuale siciliano dietro la diversa prospettiva
delle sue opere nelle traduzioni, cinque anni dopo la sua scomparsa, è il senso
del seminario “Rileggere Consolo in altre lingue” che si svolgerà questa
mattina alle 12, presso Palazzo Codacci Pisanelli (Aula3). A parlarne sarà
Irene Romera Pintor docente di filologia italiana presso l’Università spagnola
di Valencia, studiosa (tra le altre cose) dell’opera di Vincenzo Consolo, del
quale ha curato e tradotto “Lunaria” (2003) e “Filosofiana” (2008 e 2011).
Premiata per il primo lavoro con il premio per la Traduzione di Opere
Letterarie e Scientifiche del Ministero degli Affari esteri italiano, Irene
Romera Pintor ha organizzato sullo scrittore italiano anche vari convegni di
studio in Spagna, curandone i relativi atti.
“Rileggere Consolo in altre lingue” è il nuovo appuntamento di cicli di
seminari “Con testo a fronte. Poeti e testi a confronto”, a cura del Centro di
ricerca Pens (acronimo di Poesia Contemporanea e Nuove Scritture) recentemente
nato presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento e
coordinato dal professor Antonio Lucio
Giannone, docente di Letteratura contemporanea dell’Università del
Salento.
Irene Romera Pintor vaglierà, spiegherà e dimostrerà il valore di quest’opera
poliedrica della letteratura italiana vista da un altro paese del contesto
europeo, modulando quindi con un’altra lingua le operazioni linguistiche di
Consolo, le sue caratteristiche e le sue scelte stilistiche in una più ampia
visione artistica culturale.
Consolo è stato di recente anche inserito, con la sua opera omnia, nella
collezione dei “Meridiani” di Mondadori. In quella occasione si è tenuta
un’altra giornata di studi a Lecce, sempre organizzata dall’Università del Salento,
sullo scrittore di Sant’Agata di Militello, acuto saggista e giornalista, per i
rapporti che ebbe con il Salento e con l’università in relazione alla
pubblicazione di due suoi volumi con l’editore pugliese Manni. Si trattava di “Oratorio” del 2003 e di “La
parola scritta e pronunciata. Nuovi saggi sulla narrativa di Vincenzo Consolo”
del 2007 che vennero presentati in Puglia in entrambi i casi da Giannone insieme a Consolo. Dedicare questo seminario
nel calendario del Centro di ricerca Pens a Consolo, al di là dell’indubbio
valore del personaggio, è anche una scelta nata dall’interno di un rapporto di
particolare stima e di relazioni elettive che non si sono mai spezzate (in
particolare con Giannone, che organizza anche questo evento con Pens).
Da “Di qua del faro” a “La ferita dell’aprile”, “Il sorriso dell’ignoto
marinaio”, “Retablo”, “Le pietre di Pantalica”, “L’olivo e l’olivastro”, “Lo
spasimo di Palermo” e a tanti altri lavori, merita riletture questo scrittore
dalle ampie vedute, fortemente impegnato e attento alle tematiche di una certa
letteratura meridionale, ad un sentire che profuma di vento di mare e di
salsedine, alle passioni di terre tumultuose e violate dalla dimenticanza e
dalle ingiustizie, con la loro storia irrisolta.
Consolo, classe 1933, vincitore del concorso alla Rai nel ’68, giornalista per
L’Ora dal ’64, consulente editoriale di Einaudi con Italo Calvino e Natalia
Ginzburg, Premio Strega nel ’92 con “Nottetempo casa pere casa”, ha vissuto a
Milano fino alla sua morte, nel gennaio del 2012. Ma pur avendo lavorato e
abitato al Nord per la maggior parte della sua esistenza, restò un siciliano
verace e si dedicò alla sua terra, anche come giornalista. Fu un autore proteso
alla conservazione della memoria storica. Raggiunse la grande notorietà nel
1976 con “Il sorriso dell’ignoto marinaio”, considerato presto il suo
capolavoro, una sua rivisitazione del romanzo storico sui moti rivoluzionari in
Sicilia nel 1860.
di Claudia Presicce
(articolo pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia – 16 marzo 2017)