Vincenzo Consolo, l’implacabile siciliano
LIBRI E FUMETTI
Mondadori pubblica per la collana I Meridiani “L’opera completa di Vincenzo Consolo” a cura di Gianni Turchetta, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano, che raccoglie la produzione letteraria dell’autore di Sant’Agata di Militello definito dal curatore del volume «Ostinatamente e implacabilmente siciliano»
di Giuseppe Lorenti
da sicilymag.it
L’Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell’anima: qui è la chiave di tutto – Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia
Vincenzo Consolo è la Sicilia. Così, è difficile quando pensi a Consolo, ai suoi romanzi e saggi non legarlo alla sua terra. La Sicilia come paradigma e metafora dell’Italia, forse del mondo, un’isola che potrebbe essere un paradiso e che, invece, troppo spesso è stata un inferno. I maggiori studiosi di letteratura italiana considerano lo scrittore di Santa Agata di Militello uno dei pochi, nel panorama italiano del XX secolo, a poter mostrare cosa è stato, cosa ancora è per l’Occidente moderno la letteratura. Mondadori ha, da poco, pubblicato nella collana i Meridiani “L’opera completa di Vincenzo Consolo”, a cura di Gianni Turchetta, docente di Letteratura Italiana Contemporanea alla Università Statale di Milano. Perché sia chiaro del valore e dell’importanza dello scrittore siciliano Cesare Segre nell’introduzione all’opera lo definisce “ il maggior scrittore italiano della sua generazione”.
Il volume raccoglie la sua produzione letteraria, da La ferita dell’Aprile a Di qua dal faro, e Gianni Turchetta ha fatto un grande lavoro, accurato, chiaro, basterebbe leggere la cronologia per capire la ricchezza e il rigore del lavoro del curatore.
Turchetta ci fa comprendere meglio che scrittore, che siciliano, che italiano è stato Vincenzo Consolo: «La forza di Consolo sta nel rappresentare una Sicilia che è, davvero, Sicilia. Studiata, documentata e vissuta sulla propria pelle, quella Sicilia che riesce a diventare metafora del mondo. Si posso dirlo, Consolo è stato ostinatamente e implacabilmente siciliano».
Indubbiamente è stato un autore plurale, complesso, nella lingua e nello stile.
«E’ uno scrittore sperimentale ma non è uno scrittore di avanguardia. Il suo atteggiamento nei confronti della tradizione non è di rifiuto. Da un lato vuole innovare il linguaggio, le forme letterarie, ma non lo fa rinnegando la tradizione bensì reinventandola a suo modo. Consolo rifiuta una letteratura che sia troppo commerciale, troppo incline a soddisfare gusti facili, polemizza anche con scrittori che sono stati dei maestri e a cui rimprovera un linguaggio troppo chiaro e comunicativo. In questo senso è molto delicato il rapporto che aveva con Leonardo Sciascia che è chiaramente un maestro di letteratura civilmente impegnata però non è, esattamente, un suo maestro di stile».
Gianni Turchetta
Per capire davvero la sua scrittura è necessario capire che un grande lavoro è stato fatto sulla lingua ma non solo su quella. C’è un enorme lavoro sulle strutture. «In tutta la sua opera c’è tanta verità. Consolo costruisce una lingua ad alta densità di forme e significati e questo lo fa moltiplicando il proprio discorso letterario a vari livelli. Uno è quello del linguaggio, una mescolanza di tanti italiani, di tanti dialetti, spesso ha usato un siciliano non vocabolarizzato; un altro è quello dei generi letterari, ogni sua opera è, difficilmente, identificabile in un genere preciso. Un elemento decisivo per la molteplicità consoliana è la moltiplicazione dei soggetti, mette in gioco diverse prospettive. In questo modo Vincenzo Consolo ci ricorda che la realtà è fatta di più prospettive, la realtà è plurale, e che ogni soggetto rappresentato porta con sé una propria verità».
“L’opera completa di Vincenzo Consolo” a cura di Gianni Turchetta sarà presentata alla Libreria Cavallotto di Catania (corso Sicilia, 91), venerdì 27 febbraio alle ore 17.30, ne parleranno Rosalba Galvagno, Attilio Scuderi, Dario Stazzone e Salvatore Trovato.