AGRIGENTO, BARRICATE NELLA VALLE DEI TEMPLI PER FERMARE LA DEMOLIZIONE.

AGRIGENTO, BARRICATE NELLA VALLE DEI TEMPLI PER FERMARE LA DEMOLIZIONE. ABBATTUTE TRE CASE

Abusivi contro le ruspe in nome di Padre Pio
Abusivi contro le ruspe in nome di Padre Pio Ad Agrigento, nella Valle dei Templi, siamo giunti al dramma pirandelliano, all’ assurda situazione in cui le ruspe del Genio Militare, già pronte per abbattere le case abusive, sono bloccate perché dentro quelle case si sono asserragliati i proprietari con le famiglie. Siamo alle verità differenti e contrapposte, allo Stato che ha il dovere di ripristinare finalmente, dopo trent’ anni, la legalità violata e che appare ingiusto, impietoso, e ai violatori della legge che ora appaiono povere vittime di un sopruso. UN DRAMMA PIRANDELLIANO Dov’ è più, in questa penosa, torturante dialettica la ragione? La ragione, quella, cozzando contro il duro cemento delle case abusive, si è frantumata e, tra i suoi cocci, come sempre, è fiorita l’ emozione, la commozione. Gli abusivi, di fronte alla «minaccia» dello Stato, hanno cercato rifugio nella chiesa abusiva di Santa Rosa, conforto e forse anche consiglio nella parola del loro parroco, don Vito Guaragna, hanno pregato e invocato il soccorso di Padre Pio: che veda e interceda almeno lui dal cielo, il Beato, che faccia il miracolo d’ allontanare dalle loro case abusive quelle crudeli macchine della ragione dello Stato, poiché già, racconta il parroco, fra gli espropriandi, un uomo è morto di crepacuore e una donna, ricevuto l’ avviso di esproprio, è entrata in coma… I bulldozer hanno abbattuto qualche «scheletro», qualche casa non completata, ma sono rimasti poi con la terribile lama sospesa a mezz’ aria di fronte alle case occupate. «Non siamo abusivi – dice uno dei proprietari – ma costruttori spontanei». E il leader della protesta, che ha guidato un corteo reggendo uno stendardo con l’ immagine del frate di Pietralcina, si chiama Nunzio Speranza. Frase e nome che dilatano ancora di più il gioco pirandelliano, rimandano al paradosso, all’ assurdo della «Sagra del Signore della Nave». Agrigento, il Caos: in quel luogo empedocleo (il caos in cui i quattro elementi della natura, afferma l’ antico filosofo, per la forza della discordia si scompongono) non poteva che nascere Pirandello, nel teatro della sua Girgenti lo scrittore non poteva non cogliere l’ incessante dialettica, le verità contrastanti. In quell’ antica, classica città, che Pindaro chiama «splendida, la più bella delle città», sembra che a un certo punto la storia si arresti, che in quella opulenta Atene sul mare africano, in quella Sibari siceliota, i cui abitanti, si diceva, si dedicavano ai piaceri come se dovessero morire il giorno dopo e costruivano le case come se dovessero vivere per l’ eternità, sembra che sia avvenuta una inarrestabile, infinita decadenza: che lì sia cessato il campanelliano conato e che vi sia subentrata una stasi metafisica. Ma Agrigento, dopo tanto sonno, dopo tanta antica immobilità, all’ improvviso, nei recenti anni Sessanta si scuote, è presa da una frenetica febbre costruttoria. Costruiscono prima, gli agrigentini, sull’ antica Rupe, sopra il tufo che occultava il vuoto delle caverne. E avviene il disastro, il crollo dei nuovi palazzi. Quindi il cemento, non trovando più spazio in alto, scivola e invade la Valle: case e case, prime e seconde, chiese, alberghi, vengono costruiti in mezzo agli antichi templi. Gli amministratori comunali e costruttori, felici, s’ ingrassano, come i devoti della famosa «Sagra». Ma ora, nell’ attuale situazione di confronto, di contrapposizione, di scontro tra le ragioni o la ragione dello Stato e l’ emozione degli abusivi, siamo al dramma, che è sì pirandelliano, per quel che di umoristico ha in sé, ma che è anche l’ eterno, ricorrente, penoso dramma italiano, quello vale a dire di un Paese che sa che le leggi dello Stato ci sono sì, ma che si possono bellamente eludere, poiché tanto poi qualcuno, uomo politico o Padre Pio, penserà a far perdonare, a far assolvere. Racconta il parroco della chiesa abusiva della Valle dei Templi che una volta l’ onorevole Andreotti, ospite a Villa Athena, ammirando la Valle, avrebbe esclamato che là era tutto meraviglioso, che nessuna bruttura urbanistica la deturpava. La Villa Athena, da cui Andreotti avrebbe ammirato quella meraviglia, ricordiamo che fu, negli anni Sessanta, oggetto di dura polemica: era una vecchia masseria trasformata in albergo. E lo slogan, all’ inaugurazione, era stato: «Il tempio nella vostra stanza». Era vero. Se aprivi la finestra, ti trovavi «dentro la stanza» il tempio della Concordia.

Vincenzo Consolo

(17 gennaio 2001) – Corriere della Sera