LE ISOLE
di Vincenzo Consolo
Una dopo l’altra sulla linea dell’orizzonte, ora vicine e nitide, leggibili nelle case, negli anfratti, nelle casupole bianche, nei fari, nei fuochi e nei fiumi del vulcano, ora lontane e fantasmagoriche, aeree e trasparenti come brandelli di lino o pergamena, erano le isole davanti ai miei occhi, l’arcipelago davanti alla mia casa dell’infanzia sulla costa tirrenica di Sicilia; un mondo separato, sconosciuto, un teatro di congetture e fantasie. E lì, in quello spazio chiuso tra Stromboli e Alicudi , collacasi naturalmente, alla prima lettura l’Odissea. Su quel mare, tra quelle isole immaginai che si svolsero tutte le disavventure dell’eroe, tutte le tempeste i fortunosi approdi, le soste maliose e le partenze. Lì era per me non solo il regno del custode dei venti, ma anche l’Ogigia di Calipso, e l’Enea di Circe, lì l’isola dei Lestrigoni, dei Lotofagi e dei Feaci. Lì l’antro di Polifemo e le fatali Scilla e Cariddi… Lì era Itaca lontana e irraggiungibile.
Capii dopo che mi trovavo così come i naviganti preomerici, all’origine, all’infanzia dell’avventura e del racconto. Che sempre intorno o sopra isole si svolgono in questi mondi separati. In questi grembi, nella loro misteriosa conclusione e lontananza, di ogni mito, di ogni fantasia.
Per isole e su isole è stato dunque il nostro primo peregrinare di lettori curiosi e innocenti. E’ stato il mio.