Speciale San Valentino: gli scrittori e l`amore

In occasione del giorno di San Valentino, tradizionalmente dedicato agli innamorati, Rai Letteratura propone un percorso a più voci su uno dei temi più cari agli scrittori di tutti i tempi: l’amore.
Sentimento, passione, eros, coinvolgimento e desiderio alla luce delle testimonianze di alcuni interpreti di rilievo nel panorama della letteratura italiana e straniera: Alda Merini, Andrea Zanzotto, Antonio Debenedetti, Antonio Tabucchi, Chiara Gamberale, Dacia Maraini, Ermanno Rea, Erri De Luca, Jacqueline Risset, Marcello Fois, Maria Luisa Spaziani, Mario Soldati, Rosetta Loy, Sindiwe Magona, Vincenzo Consolo.

La piazza dei destini incrociati

Lo scrittore Vincenzo Consolo parla dei suoi studi a Barcellona in provincia di Messina. Lì conobbe un famoso anarchico, Nino Pino Ballotta che gli insegnò tante cose, gli fece capire cos’era lo sfruttamento. Una volta finiti gli studi liceali, decise di fare l’università a Milano perché c’erano Vittorini, Quasimodo, che c’era stato Verga. Milano era il luogo della classe operaia, della rivoluzione industriale. Alla Cattolica si iscrisse a giurisprudenza e non a lettere, perché i suoi consideravano l’insegnamento un affare da donne. Molti dei suoi compagni di università diventarorno poi classe dirigenti. Da ragazzi incontravano nelle latterie compaesani celerini e compaesani che partecipavano alle lotte operaie. Di qui la definizione di piazza dei destini incrociati.

Pio La Torre, orgoglio di Sicilia (trailer)

Il trailer ( ricaricato ) dello spettacolo su Pio la Torre, orgoglio di Sicilia dal testo di Vincenzo Consolo presentato al Franco Parenti lo scorso Maggio. Grazie a Leonardo Mancini e a tutti coloro che hanno lavorato con noi.

Atto unico di Vincenzo Consolo.

Regia di Leonardo Mancini
Con: Marco Gambino, Viviana Lombardo e Giannandrea Dagnino
Musiche: Maria Chiara Pavone, Daniele Prestigiacomo

In collaborazione con: Rettoria San Giovanni Decollato e Centro di Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre

Da Lunaria

*
Questo giorno imperioso, senza fine… questa
notte, crespo che si càmola, volo di farfalla, soffio
di fantasma… E i sogni a tormentarla… (con
improvviso scatto si rizza, si mette seduto sul letto)
Porfirio, ascolta, ascolta il sogno che questa notte
m’ha buttato nel terrore. Ancor ne tremo e bagno
di sudore… Ero in cima alla torre, sulla terrazza
dell’Osservatorio dove l’Abate astronomo m’indicava
Cerere e altre stelle intorno… Quand’ecco
all’improvviso distaccasi la Luna, rotola sul
profilo del Grifone, Gibilrossa, Bellolampo, scivola
sui merli delle torri, le curve delle cupole,
le guglie, le banderuole in cima ai campanili, e
s’appressa crescendo a dismisura, fino che viene
ad adagiarsi nel giardino sopra i bastioni, tra le
palme e le voliere, grande come il rosone d’una
chiesa, e vomita scintille dal suo corpo. In quel
modo si spegne a poco a poco, annerando, mentre
pigolano gli uccelli e passiscon sfrigolando
i gelsomini, le pomelie, le aiuole d’erbe, di fiori
senza nome. Allora, guardando il cielo, vedo,
dove lei s’era divelta, un’orma, una nicchia, un
vano nero che m’attrae e dona nel contempo le
vertigini… Ancora ne risento… Porfirio, non ho
abènto. Questo tormento che non conosce alba
né tramonto, questa inedia di stagno, questa
noia greve, quest’ansia ferma, questa melanconia
amaricante…
E scivola a poco a poco, il Viceré, di nuovo dentro
il letto, fino a sparire sotto i lenzuoli.
Porfirio allora, con sibili, con schiocchi delle labbra,
lo conforta. E quindi, accompagnandosi con
una chitarriglia, così gli canta.
*
Azzurro, giallo, rosso.
Mi regalò mio padre
tre cristalli,
mia madre tre nastri
variopinti.
Mi dissero partendo:
Muoviti, figlio,
agita il ventre,
danza a campo raso,
nella luce piena.
È fredda l’ombra,
immobile serpente,
lunga la notte
dentro la foresta.